Apertura sede Partito Democratico in occasione delle elezioni

. sabato 12 aprile 2008
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In concomitanza con le votazioni la sede del Partito Democratico di Via Canonico Diana 5 resterà aperta al pubblico per fornire informazioni, delucidazioni e chiarimenti.

Gli orari di apertura saranno i seguenti:
  • Domenica 13 aprile: dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 18.30
  • Lunedì 14 aprile: dalle ore 10.00 alle ore 12.00
La sede sarà di nuovo aperta nel pomeriggio di lunedì 14 aprile, dalle ore 15.00 in avanti, sino al termine delle operazioni di scrutinio delle schede.
Presso la sede verranno fatti confluire i risultati delle schede scrutinate per consentire a tutti gli interessati di conoscere in tempo reale i risultati delle votazioni a Galliate.
Saranno inoltre videoproiettati i primi risultati a livello nazionale grazie ad un collegamento con i principali media televisivi.

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Chiusura campagna elettorale

. venerdì 11 aprile 2008
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“Quello di cui abbiamo bisogno è un paese che ricominci a correre e a credere in se stesso.
Chiediamo agli italiani un voto che apra una pagina nuova,
che dia all’Italia la possibilità di esprimere tutte le sue potenzialità.
Ora lo sprint finale lo possiamo fare solo insieme, solo se ognuno di noi farà il suo piccolo lavoro. Usciamo da questo lungo inverno, facciamo vivere il nostro messaggio di speranza”

Walter Veltroni








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Emma Bonino a Novara: 4 video e 2 commenti

Abbiamo avuto l’occasione di partecipare alla serata novarese di giovedì 10 con Emma Bonino: cinquanta chili di minuscola figura apparsa dal fondo della sala, elegantemente vestita, avvolta in un mantello nero con sciarpa bianca. Cinquanta chili di donna e cinquanta tonnellate di entusiasmo e ardore politico che si sono tradotti in un avvenimento degno dei ricordi migliori.



Non è facile trovare persone capaci di trasmettere nobili sentimenti utilizzando semplicità, pacatezza e grande praticità. Emma è una di quelle persone capace di buttare il cuore al di là del muro, perché crede in ciò che fa e partecipa alle cose fondendo l’intelligenza con la tenacia, che lei preferisce definire cocciutaggine, e il grande impegno. Notavo, nello scorrere dei 60 minuti che hanno scandito l’eloquio della Bonino, un’atmosfera pervasiva che si ampliava sugli stanti coinvolgendoli e appassionandoli sui grandi temi che affliggono il Paese e il mondo, senza mai scostarsi dall’essenzialità di sentirsi persone fra altre persone. Lavorare ed impegnarsi nel concreto tenendosi lontano dalle civetterie medianiche che possono favorire solo i marpioni che le scrivono e nulla più. Abbiamo sentito parlare di tutto ed anche del programma veltroniano che Emma ha definito d’indiscutibile qualità ed abbiamo anche avuto modo di divertirci con le diverse battute di spirito che di tanto in tanto ci proponeva. Una persona che ha avuto la qualità umana di dire che avrebbe preferito presentarsi come lista Bonino, ma siccome il tango si balla in due è diventato gioco forza scendere in pista con un altro criterio. Ma a me, che radicale non sono, questa battuta non ha dato fastidio, perché tutte le cose che scaturiscono dal buono e dal pulito non arrecano danno. Infine ho apprezzato molto il reiterato appello che la Bonino scandiva ogni volta che si trattava di affermare il diritto d’espressione di chi la pensa diversamente da altri. Dopo anni di squallore politico e d’involgarimento di rapporti fra le diverse fazioni è un bene sentirsi invitati ad avere per gli avversari un rispetto che è andato perdendosi col tempo e con l’imbarbarimento.
Diciamo pure che è stata una lodevole lezione di stile che ben si accompagna all’altrettanto lodevole stile di comportamento e pacatezza che Veltroni è riuscito a mantenere per l’intera campagna elettorale.
Brava Emma e grazie

Libero l’artista (più avanti spiegherò)



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Ho sempro visto Emma Bonino come "la femminista "con gli attributi...è lei e le sue lotte con i radicali che si devono ringraziare per l'entrata in vigore di leggi fondamentali per la nostra società come il divorzio e l'aborto.Ma non si può ridurre a questo la sua figura.Ieri sera davanti alla platea novarese, Emma ha parlato di diritti civili quali l'eutanasia, la moratoria contro la pena di morte ,conquistata con tanta fatica dopo quindici anni di duro lavoro.Ha parlato di donne, seduta ad un tavolo di sole rappresentanti femminili facendolo notare con soddisfazione...ha parlato di lavoro precario, dei temi caldi dell'ultimo periodo quali la situazione tibetana, la problematica di Alitalia, ma la cosa che mi ha colpito veramente è stata l'emozione che mi ha provocato il modo in cui parlava, ho avuto la netta sensazione per un'ora intera che stesse dialogando con me, direttamente...mi sentivo guardata negli occhi e automaticamente le rispondevo se proponeva una domanda ...Quando sono uscita dalla sala dell'hotel ho pensato che nell'ultimo mese ho avuto l'onore di sentire parlare dal vivo tre personaggi di notevole spessore quali Veltroni, Chiamparino e la Bonino e mi sono sentita fortunata...fortunata perchè la penso come loro..fortunata perchè con la loro esperienza possono tracciare a me e alla mia generazione una via da seguire...abbiamo solo da imparare da personaggi come loro che credono in quello che fanno e fanno si che io creda in loro...Io mi fido di voi...spero che in tanti imparino a farlo....

Tatiana


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Chi vota il Partito Democratico?

Qual é il profilo sociologico dell’elettore tipo del Partito Democratico? In che modo si discosta da quello del votante medio tout court? Per rispondere a queste domande si è analizzato alcuni dati del round 2006 dell’ European Social Survey, in cui si chiedeva ad un campione di italiani quale partito avessero votato alle ultime elezioni legislative.



Sono stati aggregati i dati in modo da ottenere le formazioni che si presentano alle elezioni del prossimo 13 aprile, e le abbiamo testate su quattro variabili base: età, genere, istruzione e religiosità.
L’elettore-tipo del PD ha un’età media di circa 49 anni, di un anno soltanto più bassa di quella del campione di votanti; inoltre, stando ai nostri dati, Walter Veltroni ha, tra i suoi elettori potenziali, una proporzione di donne più elevata rispetto alla media del campione (48% contro 47). Si tratta comunque di differenze molto ridotte.

Là dove invece gli scarti si fanno interessanti é nell’istruzione: tra gli elettori del PD risultano sovrarappresentati i laureati (il 17%), mentre sono leggermente sottorappresentati rispetto alla media dei votanti tutti gli altri titoli di studio. Infine, per quanto riguarda la pratica religiosa, sembrerebbe che l’unica categoria sovrarappresentata siano i non-praticanti (cioè coloro che hanno dichiarato di non recarsi mai in chiesa), ben uno su cinque, rispetto ad una media tra i votanti del 16%. Nella media tutti gli abituali praticanti divisi per frequenza.

In sintesi: l’elettore del PD sembrerebbe essere tendenzialmente più giovane, più donna, più istruito e con una frequenza di pratiche religiose minore rispetto al votante medio.


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Venerdì 11 a Novara: Walter in diretta dalle 17,30!

. giovedì 10 aprile 2008
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L'appuntamento di domani sera per la chiusura elettorale è pubblicato da svariati giorni nella nostra sezione agenda (alla destra di questo post).


Vista l'importanza dell'evento in cui tutti i democratici novaresi si potranno rivedere, pubblichiamo questo post ed il volantino della serata.


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Voto disgiunto. No grazie.

Per capire il senso del voto dobbiamo anzitutto comprendere bene l’offerta politica di questa tornata elettorale per le Politiche. Viste le caratteristiche oggettive del sistema elettorale, belle o brutte che siano, ci sono solo due voti che oltre a determinare l’elezione di parlamentari servono per scegliere il
Governo perché farebbero scattare i premi di maggioranza: il voto che va a sostegno della candidatura di Veltroni, una proposta nuova ed omogenea intorno a un programma, e quello che ripropone il replay della quinta candidatura di Berlusconi, intorno ai programmi eterogenei di Pdl, Lega e Mpa. È pertanto alquanto ovvio che chi ragiona in termini di “voto per il Governo” (concetto molto più chiaro di quello di “voto utile”) lo voglia dare congiunto, cioè identico, sia alla Camera sia al Senato. Alla fine il Presidente del Consiglio sarà Veltroni o Berlusconi: molto probabilmente, chiunque sia, con una maggioranza più ampia in seggi alla Camera e più ristretta al Senato.

Alla fine il Presidente del Consiglio sarà Veltroni o Berlusconi:molto probabilmente, chiunque sia, con una maggioranza più ampia in seggi alla Camera e più ristretta al Senato. Se anche si verificasse il non augurabile paradosso di maggioranze opposte tra i due rami del Parlamento, questo non determinerebbe affatto un potere di coalizione post-elettorale dei minori. Si accelererebbe piuttosto il ritorno al voto dopo una necessaria riforma, in cui sarebbe comunque non aggirabile il consenso di Pd e Pdl, perché ognuno in grado di bloccarla,avendogli uni la maggioranza alla Camera e gli altri al Senato.

Le altre opzioni elettorali rispetto a Pd e Pdl sono quindi solo relative alla composizione del Parlamento, non a quella del Governo, ad avere alcuni seggi per testimoniare una identità minoritaria,
dalla Sinistra Arcobaleno, all’Udc, alle forze ancora più piccole. Bertinotti e Casini saranno comunque minoranze parlamentari, non saranno alla base né della maggioranza di Governo né costituiranno la principale forza di opposizione, candidata al ricambio futuro. L’elettore incerto che va in quella direzione rinuncia a esprimere una scelta di Governo e indirettamente favorisce la scelta opposta: chi è incerto tra Pd e Sinistra Arcobaleno e vota quest’ultima, si astiene di fatto dalla scelta di Governo e favorisce l’affermazione di Berlusconi. Può piacere o non piacere, ma non è un’invenzione di un commentatore, è la logica tipica di ogni sistema elettorale che non sia proporzionale puro. Non c’è dubbio, ad esempio, che l’esito delle elezioni spagnole sia stato largamente determinato da elettori incerti tra il Psoe e Izquierda Unida che hanno votato per il primo perché scegliere il secondo avrebbe favorito il “Pp”. Questo ragionamento del “voto di Governo”, cioè del voto “per Veltroni presidente” in alternativa all’unico reale candidato alla stessa carica, Berlusconi, vale per tutte e due le schede e sarebbe per altro scorretto e poco sensato per dirigenti, iscritti ed elettori del Partito Democratico diffondere messaggi schizofrenici diversi da territorio a territorio, come se non fosse un’elezione politica nazionale e non ci fosse comunicazione oltre i confini regionali. Alcune persone che non sono dirigenti, iscritti ed elettori del Pd, e che quindi non hanno il necessario vincolo morale e politico di lealtà reciproca nel voto, ma che si collocano a cavallo tra Pd e Sinistra Arcobaleno, pur non negando
che quella sia la regola, si pongono il problema di cosa fare al Senato nelle poche Regioni in cui la vittoria sarebbe sicura (Emilia-Romagna,Toscana,Umbria).

Premesso che le certezze sino allo spoglio dei voti veri sono sempre soggette a dei margini di rischio, vale la pena segnalare ad essi tre questioni, cioè un giudizio di valore e due di fatto.

Quello di valore è che noi chiediamo a tutti gli elettori un voto per governare con Veltroni, non un voto contro un Governo Berlusconi e chiediamo quindi di approvare la nostra scelta di andare liberi con un programma omogeneo di Governo, non chiediamo agli elettori di ragionare in termini di desistenza, di artifici solo per impedire la vittoria altrui. Scelgano ovviamente gli elettori, ma sarebbe ben strano se proprio noi abbassassimo subito la soglia della richiesta: altrimenti non si capirebbe perché siamo andati liberi, perché abbiamo evitato forme di desistenza con liste civetta o altro.

I giudizi di fatto, spiegabili anche questi agli elettori, sono i seguenti: è vero che se il Pd vince in quelle Regioni con meno del 55% dei voti usufruisce del premio andando al 55% dei seggi e che il Pdl, se qualche forza minore supera l’8%, è costretto a spartirsi con queste ultime la torta del 45% restando danneggiato. Tuttavia è anche vero che se troppi elettori fanno quella scelta potrebbero paradossalmente e insperatamente far arrivare primo il Pdl: siete sicuri di voler correre il rischio di far vincere Berlusconi, anche solo nella vostra regione?

Infine: chi può escludere che lì il Pd possa andare oltre il55%dei voti validi (al netto di quelli gettati per le forze che non raggiungono lo sbarramento) e quindi oltre il 55% dei seggi, senza aver bisogno del premio? In quel caso i seggi in più restano al vincitore. Perché privarsi di tale possibilità eleggendo i candidati che a ridosso di quelli sicuri si sono spesi nella campagna elettorale?

Queste sono le nostre ragioni congiunte per un voto anch’esso congiunto per il Governo Veltroni. Ovunque: Camera e Senato. Le risposte arrivano quando le ragioni sono esposte in modo
convinto e chiaro.

Stefano Ceccanti, L’Unità, 1° aprile 2008

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Il richiamo della foresta

Più dell’amor poté il digiuno, ovvero più del fair play poté la vittoria. E così, dopo un mese di campagna elettorale tutto sommato educata, civile, addirittura noiosa, siamo tornati all’antico. L’insulto, lo scontro ideologico, la rissa. La minaccia di prendere i fucili fatta da Bossi. L’odio per i comunisti (che manco esistono più) rievocato da Berlusconi. Il disprezzo per i magistrati che dovrebbero sottoporsi periodicamente a test di attitudine mentale rilanciato sempre dal Cavaliere. L’occhiolino strizzato ai mafiosi da parte di Marcello Dell’Utri, anche loro votano e fanno votare. E meno male che Veltroni aveva appena scritto una lettera al suo avversario per invitarlo a essere leale con la Repubblica, insomma a garantire un corretto funzionamento delle istituzioni e dei rapporti tra di esse. Un appello caduto nel vuoto, anzi peggio: «Irricevibile», è stata la secca risposta. In un attimo siamo ripiombati nel passato, niente più promesse di riforme istituzionali fatte insieme, dei comunisti non ci si può fidare. Nessuna possibilità di avere un rapporto corretto con la magistratura, i pubblici ministeri sono malati mentali che devono essere curati. E così, quando Berlusconi sarà al governo, se lo sarà, le Procure di tutta Italia sanno che devono stare attente: se ti muovi ti fulmino. (D’altra parte pure i dirigenti del centrosinistra in questi ultimi anni non è che abbiano avuto rapporti idilliaci con la magistratura, dimostrando anche loro una certa insofferenza ogni volta che finivano sotto tiro).

Per non parlare dell’amico e fedele consigliere Dell’Utri che, mentre promette di riscrivere la storia della Resistenza, addirittura arriva a definire il famigerato stalliere mafioso di Arcore un eroe. L’eroe Mangano. Lo dice così, a freddo, senza alcuna ragione plausibile. Lo dice evidentemente perché in Sicilia (e non solo lì) quella parte del Paese denominata mafia ancora conta nonostante le sconfitte subite. Conta, produce consenso ed è capace di riversare quel consenso verso tizio o caio. In questo caso è lampante verso chi.

Non c’è niente da fare, nonostante i vari tentativi che in questi anni sono stati fatti, prima da D’Alema con la sua Bicamerale e poi da Veltroni con la sua proposta di riformare il sistema assieme a Berlusconi, e pure con la sua impostazione di una campagna elettorale per qualcosa e non contro qualcuno, niente da fare. Il Paese normale non c’è, resta un sogno. E non c’è perché il Cavaliere, che pure era sembrato diverso da se stesso, che pure aveva aperto il dialogo con i suoi avversari, che pure aveva promesso una nuova stagione politica fatta di rapporti decenti con la futura, eventuale opposizione, di processi costituenti, addirittura di possibili larghe intese, non resiste al richiamo della foresta. Quando vede la meta a pochi metri non può fare a meno di scatenare i suoi spiriti animali. Il suo obiettivo è vincere a qualsiasi costo, e sa che ritirando fuori il vecchio armamentario sui comunisti, sui giudici, sui mafiosi che in fin dei conti non sono poi così male (non fu il suo ministro Lunardi a dire che bisogna convivere con la mafia?), il suo elettorato si eccita. Si mobilita. Magari perché si spaventa appunto dei «comunisti» che gli aumentano le tasse, dei pubblici ministeri che indagano dove invece bisogna chiudere un occhio o magari tutti e due. E va a votare. Per lui.

Il quale lui, cioè Berlusconi, è anche capace di mettere insieme nella stessa giornata, nello stesso comizio, nella stessa frase, un’abnormità come quella sui magistrati malati di mente con una fesseria come quella sulle donne di destra più belle di quelle di sinistra. I comunisti con la mozzarella, la mafia con le barzellette, l’attacco politico più violento e minaccioso con l’ultima gag da varietà. Questo è l’uomo che tra meno di una settimana potrebbe essere il nuovo capo del governo. E semmai riuscisse a esserlo, governerà così, seguendo il suo istinto primario: dice che Bossi sta male e un’ora dopo smentisce di averlo detto, invita gli imprenditori a evadere le tasse e un’ora dopo nega di aver mai pronunciato quella frase che centinaia di persone hanno sentito. Spiega che Veltroni è una persona seria e affidabile e un attimo dopo rieccotelo un comunista che divora i bambini.

Riccaro Barenghi, la Stampa, 9 aprile 2008

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Un impegno di lealtà

Caro Berlusconi,

mi rivolgo a lei perché penso si debba condividere, da italiani prima ancora che da candidati alla guida del Paese, una sincera preoccupazione, resa tale da recenti atti e dichiarazioni politiche. E perché credo sia giusto e doveroso assumere, di fronte al popolo italiano, a tutti i cittadini, un impegno di chiarezza su alcune grandi questioni di principio, questioni che chiamerei di lealtà repubblicana.
Non penso ovviamente agli aspetti legati ai nostri programmi di governo. Questi sono, e devono essere, distinti e alternativi, lasciati al libero confronto politico, come avviene nelle grandi democrazie. Saranno gli italiani a giudicare la bontà delle nostre proposte, la loro concretezza, la loro attuabilità. E chi guadagnerà un solo voto in più, è la mia convinzione che voglio ribadire ancora una volta, avrà il compito e l'onore di governare l'Italia, sulla base proprio del suo programma.

L'impegno che le chiedo e che io sono in grado di assumere con assoluta determinazione riguarda altro, riguarda di più, perché ha a che fare con la vita, l'identità e le istituzioni del Paese; con le basi stesse della nostra convivenza civile, con i valori che la presiedono e che in sessant'anni di storia repubblicana hanno permesso all'Italia di diventare la grande nazione che è, uno dei pilastri della nuova Europa.

Le chiedo allora se è disposto a garantire formalmente e in modo vincolante che lo schieramento da lei guidato, quale che sia il suo futuro ruolo, di opposizione o di maggioranza, non verrà mai meno in alcun modo e rispetterà sempre con convinzione questi quattro fondamentali principi: la difesa dell'unità nazionale, che è il bene più prezioso che abbiamo, il legame che ci fa sentire italiani e orgogliosi di esserlo; il rifiuto di ogni forma di violenza, attuata o anche solo predicata, e per questo portatrice di divisione e di odio; la fedeltà ai principi contenuti nella prima parte della nostra Costituzione, fedeltà che non solo non contraddice, ma dovrà guidare, ogni impegno di adeguamento della seconda parte della Carta; il riconoscimento e il rispetto della nostra storia, della nostra identità nazionale e dei suoi simboli, a cominciare dal tricolore e dall'inno di Mameli.
Gli italiani, su tutto questo, hanno il diritto di avere risposte e certezze. E chi, alla guida del governo o dell'opposizione, si appresta ad assumere le più grandi responsabilità, ha il dovere di assicurare tutto il suo impegno per garantirle, sapendo che prima di ogni altra cosa, al di sopra di ogni interesse di parte, c'è il bene comune, ci sono gli interessi nazionali.

Cordiali saluti,

Walter Veltroni

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Adesso sta a noi

4 luglio 2006, Roma, Hotel Radisson: sembra un secolo fa, ma non sono passati neppure due anni. E’ in quella occasione che, per la prima volta, leader politici e intellettuali hanno accettato l’invito dell’APD (Associazione per il Partito Democratico) di partecipare tutti insieme ad un convegno nazionale sul Partito Democratico, il primo interamente dedicato a questo. Sembrava ancora un’utopia, se non addirittura un’eresia. Eppure, i fatti hanno dato ragione, e alle prossime politiche, sulla scheda elettorale, troveremo il simbolo del Partito Democratico.



E’ stata una sfida lunga e faticosa, con una serie di stop and go che avrebbero scoraggiato chiunque. Ma il progetto per un Paese migliore meritava di essere perseguito.
Quel progetto è il motivo che ci deve spingere ad insistere anche oggi, a pochi giorni dal voto del 13 aprile, votando PD.
E’ vero, non tutto ci piace nel nuovo partito: non ci sono piaciute certe scelte, né ci sono piaciute certe liste. Ma occorre essere realisti: il PD ha solo pochi mesi di vita, e ha dovuto affrontare subito una scadenza elettorale imprevista ed impegnativa. Votare PD significa dargli fiducia, e dargli fiducia significa consolidarlo e metterlo in grado di realizzare quel processo di rinnovamento, pulizia ed efficienza, per il quale è nato.
Si poteva fare di più e meglio? Sicuramente. Ma il PD, altrettanto sicuramente, ha già fatto di più e meglio di tutti gli altri partiti, condizionando questa campagna elettorale sin dall’inizio, con quella scelta di andare da solo che ha stupito tutti e costretto gli avversari alla rincorsa.
E’ vero anche che non si può votare sempre “per il meno peggio”: siamo tutti stanchi di farlo, soprattutto nell’area di centrosinistra. Ma il PD non è “il meno peggio”: da quella domenica di ottobre, con i suoi tre milioni e mezzo di elettori delle primarie, è uscito l’unico soggetto politico che ha i numeri, le capacità e soprattutto un vero progetto per ridare vita ad un Paese al collasso.
Anche non potendo fare miracoli, il PD, se avrà tanti voti, avrà la possibilità di dimostrare quanto e cosa sa fare. E noi finalmente potremmo giudicare sui fatti, e dare il nostro voto su essi. Sarà alle elezioni successive che il PD potrà essere valutato effettivamente sul suo operato.
Ora, però, la palla è in mano nostra, e sta a noi la responsabilità di decidere dove tirarla. Se il PD potrà governare, e così misurarsi davanti ai cittadini, dipenderà dal voto di ciascuno di noi, responsabile - ora molto più che il 14 ottobre - del destino di un progetto politico indubbiamente di valore..

Gregorio Gitti, Paola Caporossi, Isabella Sorgini

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Cena con Sergio Chiamparino

. mercoledì 9 aprile 2008
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Venerdì scorso il circolo PD di Galliate ha organizzato una cena di sottoscrizione elettorale alla quale ha partecipato come ospite il sindaco di Torino Sergio Chiamparino.



La serata è iniziata, come da consolidata tradizione, con un aperitivo all’aperto dove tutti i partecipanti hanno avuto occasione di salutarsi e di aspettare insieme l’arrivo del Sindaco. Molti degli intervenuti erano galliatesi, alcuni certamente volti nuovi, ed altri volti conosciuti ma che non si aveva il piacere di incontrare da tanto tempo. Bisogna ammettere che queste occasioni elettorali spesso diventano anche opportunità concreta sì di conoscere nuova gente, ma anche di ritrovare qualche faccia amica persa nei mille impegni della vita quotidiana.
Il Sindaco di Torino non ha fatto attendere gli oltre 130 partecipanti, presentandosi in perfetto orario all’appuntamento ed offrendo l’occasione ai presenti di conoscerlo di persona e scambiare due chiacchiere.
Seduti a tavola poi, Sergio Chiamparino ha, come sempre, parlato chiaro nel suo discorso, motivando fortemente gli amici e compagni a compiere l’ultimo sforzo per arrivare alla chiusura di questa campagna elettorale. Campagna in effetti anomala, caratterizzata dall’elemento chiave di novità che è il Partito Democratico, che, come ha ricordato Chiamparino, è divenuto il cronometro per tutti i partiti politici. Uno dei grandi punti di forza del sindaco torinese è certamente la capacità di usare un linguaggio estremamente semplice ma di sicuro effetto che ha la capacità di trasmettere forti emozioni a coloro che lo ascoltano; con questa sua dialettica è riuscito ad esprimere ciò che tutti noi pensiamo, quanto è importante crederci e quanto è importante sentirsi parte di un progetto più grande ma al tempo stesso essere consapevoli che ognuno di noi può, nel suo piccolo, fare la differenza.
Differenza che ormai non si conta più, differenza che si assottiglia giorno dopo giorno, ora dopo ora, che in termini numerici di sondaggio si riduce ma che, in quanto elemento di distinzione tra noi ed i nostri avversari politici, non potrebbe essere più ampia.
“Oggi l’Italia è un paese vivo, ricco di energie e di talenti, con contraddizioni e disuguaglianze, ma che ha tutti i numeri per farcela. La politica deve dimostrarsi all’altezza, coniugando umiltà ed ambizione”, Sergio Chiamparino ha rilanciato così la sua scommessa, sulla quale tutti noi dovremo puntare: la posta in gioco raramente è stata tanto alta.
La cena poi è cominciata, caratterizzata da un clima conviviale e l’atmosfera non avrebbe potuto essere migliore, una festa vissuta insieme a tanti amici. Sono stati soprattutto i volti nuovi ed i ragazzi del Circolo ad entusiasmarsi per la perfetta riuscita dell’incontro ma le persone più abituate a simili contesti hanno comunque apprezzato la serata, molti di loro ne sono stati realmente artefici.
Il nostro poliedrico artista democratico Libero Greco, a nome di tutto il circolo PD di Galliate, ha fatto dono al sindaco Chiamparino di alcuni suoi disegni che ritraggono pecore, prendendo spunto da una delle ultime e geniali idee lanciate dal Comune di Torino di aprire alcune aree verdi comunali al pascolo di pecore, abbattendo così i costi di manutenzione delle aree verdi per l’amministrazione e, al tempo stesso, la quota di affitto dei pascoli da parte degli allevatori.
La partecipazione di Chiamparino si è conclusa con le foto di rito, strette di mano ed arrivederci, ma la serata per i democratici è andata avanti fino a tarda notte. Il giorno successivo molti di noi si sono svegliati già stanchi, con gli acciacchi di questa estenuante campagna elettorale, ma felici, di quella felicità che si prova solo quando si è stanchi davvero.
Agnese

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Berlusconi sa di vecchio

(Estratto dall’editoriale di Eugenio Scalfari sul quotidiano “la Repubblica” del 6 aprile 2008)

Da parecchie settimane Silvio Berlusconi parla di possibili brogli elettorali ed è ancora tornato a parlarne ieri con un appello (improprio) al Capo dello Stato prendendo a pretesto un preteso errore nella redazione delle schede elettorali.
Questo continuo allarme contro i brogli (che già costituì il tema delle proteste berlusconiane dopo la sconfitta del 2006) è un segnale evidente di debolezza e timore di sconfitta in una gara che era data sicuramente per vinta dal centrodestra con uno scarto iniziale in suo favore del 20 percento.
Nel testa a testa tra le due parti e in particolare tra i due leader sta emergendo un dato di fatto di giorno in giorno più evidente: Berlusconi sa di vecchio.
Non si tratta dell’anagrafe, che pure ha un suo peso in un’Europa nella quale i leader appartengono tutti alla generazione dei quaranta - cinquantenni. Ma si tratta della stucchevole ripetitività degli slogan, delle parole d’ordine, dei lazzi, delle gaffe.
Quelle sulle casalinghe, quelle sui cardinali, sulle precarie, sugli omosessuali, sull’Alitalia, sulle tasse da evadere se sono troppo alte e tanta altre ancora al ritmo di almeno un paio al giorno.
E si tratta anche del personale politico. Non c’è un solo nome nuovo e rappresentativo nelle liste berlusconiane se si eccettua una dozzina di ex veline e vallette che ringiovaniscono e ingraziosiscono la media.
Il tutto sa di vecchio, anche di vecchiume. Perfino Fini, intruppato e quasi scomparso in quella compagnia, dimostra più anni mentali di quanti ne ha. Ha fatto un salto all’indietro, a prima della curetta di Fiuggi che già sembra antidiluviana.
Secondo me la gente se ne accorge.

Eugenio Scalfari

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Cos'hai dato a Chiamparino?

. martedì 8 aprile 2008
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In molti alla cena di venerdì mi hanno chiesto “cos’hai dato a Chiamparino?” ed io scherzosamente rispondevo “affari miei!”. Non è per nulla vero che fossero affari miei, erano invece affari nostri e vengo alla spiegazione.


Nel primo pomeriggio di venerdì Agnese mi ha lanciato un input – Cosa regaliamo questa sera al Chiampa? Dai datti da fare – Mi sono dato da fare e siccome è di recentissima diffusione mediatica la notizia scherzosa espressa da Chiamparino sull’opportunità di sostituire i giardinieri di Torino, dati gli alti costi, con lo sfruttamento gratuito della transumanza, ho pensato di proporgli un po’ di sana rappresentazione bucolica: le pecore, foraggiandosi, potrebbero foraggiare le risorse comunali.
Mi sono messo al lavoro e in quel poco tempo che mi rimaneva ho disegnato pecore e capre, una diversa dall’altra, colorate poi con l’acquarello. Un dono realizzato con un po’ di premura, ma quel che vale è il pensiero.
Il pensiero di tutti noi galliatesi, per com’era scritto sul biglietto d’accompagnamento.
Da oggi le capre e le pecore, una ad una, potranno scandire, sul nostro blog, il cammino dei giorni che seguiranno fino a domenica.
SI PUO’ FARE, e allora facciamolo.

Libero

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Come si vota

Ecco come si presenterà la scheda con la quale dovremo votare domenica e lunedì prossimi.


Nella scheda per la Camera (rosa) il simbolo del Pd è affiancato a sinistra dal simbolo dell'Italia dei Valori, mentre nella scheda per il Senato è affiancato a destra.

ATTENZIONE: NON BARRARE DUE SIMBOLI.
BARRANDO DUE SIMBOLI IL VOTO E' NULLO


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Online il blog del PD di Grignasco

Lo trovate a questo indirizzo:
http://pdgrignasco.blogspot.com/
Buon lavoro a tutti gli amici democratici di Grignasco.

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Il "Bel" Paese

. lunedì 7 aprile 2008
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Prima di dare voce a questo appello voglio fare una breve premessa, per meglio far comprendere a tutti le mie perplessità ed i miei interrogativi sul futuro del nostro paese.
Ho passato gli ultimi cinque anni della mia vita a viaggiare per lavoro e a vivere all’estero, in realtà spesso completamente opposte geograficamente e culturalmente dall’Italia, ed ho percepito ovunque un’aria diversa da quella che da qualche anno si respira qui da noi.
Potrei citare molti esempi, ben diversi tra loro, ma che sicuramente renderebbero l’idea della direzione nella quale il mondo in generale, ed i paesi che ci circondano, e con i quali l’Italia si sta relazionando e si relazionerà in futuro, stanno andando.
Irlanda, Grecia, Spagna, molti stati dell’Europa dell’Est, per rimanere in un contesto vicino, ma anche Brasile, India, Malesia, tanto per citare alcuni nomi, sono da anni sospinti da venti di rinnovamento e cambiamento economico e sociale, che presto li porteranno a raggiungere realtà nazionali confinanti già affermate da tempo, ed in molti casi a superarle.
Dalla caduta del governo Prodi, ho inoltre sondato qua e là molti pareri per meglio comprendere fino a dove il martellamento televisivo ed il semplice passaparola di opinioni e preconcetti arrivi a colpire e ad illudere, e sono giunto alla conclusione che sono tre i mali che affliggono i giovani italiani: confusione, disinteresse e pessimismo.
Ma come biasimarli…
Quando iniziai l’università, nel lontano 1998, ricordo che per i giovani studenti di allora il lavoro era un meritato punto di arrivo, la giusta gratificazione del percorso di studi che stavano per intraprendere con grande positività e speranza.
Quei sogni sembrano ora veramente lontani, quasi appartenere ad un’altra epoca.
La cosa assurda, e se volete buffa, è che cose come il precariato giovanile, l’assenza di diritti e protezioni nel mondo del lavoro, la “fuga dei cervelli” all’estero, non dovrebbero neanche esistere in un paese che si considera avanzato e civilizzato, ed invece purtroppo sono all’ordine del giorno in Italia.
Se come detto in molti paesi del mondo cresce a livello giovanile la consapevolezza e la speranza che le cose cambieranno positivamente, in Italia aumentano al contrario la paura, l’isolamento, la diffidenza, e la inconscia convinzione che il fondo lo dobbiamo ancora toccare!
Ma come ci si può riprendere da questa situazione?
Le promesse ed i paroloni televisivi hanno in effetti un po’ stancato, ma l’allontanamento e la scarsa informazione non possono fare altro che confondere ancora di più, facendo vincere coloro ai quali non importa nulla del bene della collettività, e che usano i giovani come “carne da macello” da sfruttare fin che si può.
Non voglio essere né troppo negativo né troppo pessimista, ma direi più ottimista con riserva.
Il mio è quindi un appello ai giovani a non allontanarsi dalla politica perché il menefreghismo è uno dei mali più grandi di questo paese, in tutti i sensi.
L’abbandono di luoghi comuni sbagliati, di stereotipi tipici di una scarsa visione di cosa c’è al di là dei nostri confini nazionali, unito alla ricerca della verità, con un’ampia visione a lungo termine verso il futuro, sono la chiave per la rinascita dell’Italia.
In un’epoca dove le tecnologie e la comunicazione ogni giorno riducono le distanze spazio temporali e la società cresce in fretta, a volte troppo velocemente, non possiamo correre il rischio di rimanere indietro.
L’Italia non può più fermarsi, perché il mondo non ci aspetterà.
Torneremo ed essere ancora il “bel” paese tanto invidiato dagli stranieri o andremo sempre di più verso il punto di non ritorno? …


Francesco

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