Non solo veline

. sabato 5 luglio 2008
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La luna di miele fra l’Italia e il governo sta volgendo al termine. Non c’è bisogno di fare sondaggi per accorgersene: chi ha votato a sinistra pensa di aver fatto l’unica cosa possibile, mentre molti elettori di destra non nascondono la loro delusione e i loro dubbi. Eletto per occuparsi di noi, Berlusconi sembra preoccuparsi solo di sé: prima Rete 4, poi le intercettazioni, poi il processo Mills, poi il disegno di legge salva-premier, poi di nuovo le intercettazioni, i giornalisti, i magistrati.

Però non è così. Mentre noi ci godiamo il calcio e il reality delle attricette raccomandate il governo sta lavorando alacremente, e quel che sta facendo in questo periodo avrà conseguenze durature sulla nostra vita. Il governo ha approvato un decreto sulla sicurezza e un decreto fiscale, ha presentato il Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef), si appresta a varare anticipatamente la legge finanziaria. Inoltre ha deciso che questa volta la manovra non riguarderà solo l’anno a venire (2009), ma inciderà direttamente anche sugli anni successivi.

Che cosa ci riservano tutte queste iniziative? Spero di sbagliarmi, ma a occhio e croce direi che il governo sta silenziosamente tradendo le speranze di chi l’ha votato. Non tanto perché si appresta a varare l’ennesimo pacchetto di leggi ad personam (questo, colpevolmente, interessa poco gli italiani, e pochissimo gli elettori di centro-destra), ma perché più o meno esplicitamente sta facendo marcia indietro sui tre fronti che - appena tre mesi fa - lo avevano visto vincere la sfida con il centro-sinistra.

Il primo fronte sono le tasse. Ho letto attentamente il Dpef e con grande sorpresa ho scoperto che la pressione fiscale non diminuirà nemmeno entro il 2013, e sarà allora più o meno la medesima di oggi, appena ereditata da Prodi (circa il 43% del pil). In poche parole per i prossimi cinque anni le tasse non scenderanno, mentre in campagna elettorale il centro-destra aveva promesso di ridurle progressivamente al di sotto del 40% del Pil (almeno 50 miliardi di euro di tasse in meno, ai prezzi attuali). Coerentemente, il tasso di crescita dell’Italia previsto per i prossimi anni è modestissimo (meno dell’ 1,5%), e resta ampiamente al di sotto di quello dell’Eurozona. In materia di tasse l’unica luce che si intravede all’orizzonte è la semplificazione degli adempimenti fiscali, che speriamo possa procedere senza intoppi e produrre qualche effetto benefico.

Il secondo fronte è la sicurezza. Qui spiace fare la Cassandra, ma per cancellare il mio pessimismo qualcuno dovrebbe spiegarmi come si fa ad avere più giustizia e meno criminalità finché: a) si riducono le risorse alle forze dell’ordine; b) non si fanno investimenti massicci nell’edilizia carceraria; c) si limitano le intercettazioni senza conferire risorse economiche sostitutive; d) si vara una sospensione dei processi che diminuirà l’efficienza della giustizia (un punto rilevato da molti, ma magistralmente spiegato nei dettagli da Bruno Tinti qualche giorno fa su questo giornale).

L’ultimo fronte è la lotta agli sprechi. Non ho dubbi che ministri come Renato Brunetta (Funzione pubblica) e Mariastella Gelmini (Istruzione e università) siano armati delle migliori intenzioni, ma vorrei ricordare che il problema degli sprechi della Pubblica Amministrazione è concentrato in determinati territori (spesso al Sud, ma non solo), e che il ministro Tremonti aveva preso l’impegno di fissare obiettivi di risparmio geograficamente differenziati. Mi auguro di essere smentito, ma mi pare che finora il riferimento alle differenze regionali sia rimasto un po’ generico (si parla di una grande discussione d’autunno sul federalismo fiscale), e che anzi qualche volta si sia riaffacciato lo spettro del «metodo Gordon Brown», ossia di tagli generalizzati o proporzionali alla spesa storica.
Niente diminuzione delle tasse. Improbabile aumento della sicurezza. Scarsa riduzione degli sprechi. Questo mi sembra quel che rischiamo nei prossimi anni. E tutto perché, mentre su questo si decideva, eravamo concentrati tutti quanti su un solo sia pure importantissimo nodo politico: la 374esima puntata della serie tv «Io, le veline e i magistrati».

(tratto da La Stampa, di Luca Ricolfi)

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Prima però le impronte dei parlamentari e dei figli

. giovedì 3 luglio 2008
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Alla prima prova d’esame i ministri "cattolici" del Governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello. Per loro la dignità dell’uomo vale zero. Il principio della responsabilità di proteggere (cioè, il riconoscimento dell’unità della famiglia umana e l’attenzione per la dignità di ogni uomo e donna), ampiamente illustrato da papa Benedetto XVI all’Onu, è carta straccia. Nessuno che abbia alzato il dito a contrastare Maroni e l’indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini rom. Avremmo dato credito al ministro se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha previsto? Nulla. Il prefetto di Roma, Carlo Mosca, s’è rifiutato di schedare, il presidente del Veneto, Galan, ha parlato di "fantapolitica", ma il ministro non arretra d’un millimetro.

Non stupisce, invece, il silenzio della nuova presidente della Commissione per l’infanzia, Alessandra Mussolini (non era più adatta Luisa Santolini, ex presidente del Forum delle famiglie?), perché le schedature etniche e religiose fanno parte del Dna familiare e, finalmente, tornano a essere patrimonio di Governo. Non sappiamo cosa ne pensi Berlusconi: permetterebbe che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini?

A sessant’anni dalle leggi razziali, l’Italia non ha ancora fatto i conti con le sue tragiche responsabilità (non ce ne siamo vergognati abbastanza). In particolare, quei conti non li ha fatti il Centrodestra al Governo, se un ministro propone il concetto di razza nell’ordinamento giuridico. Perché di questo si tratta. Come quando i bambini ebrei venivano identificati con la stella gialla al braccio, in segno di pubblico ludibrio.

Oggi, con le impronte digitali, uno Stato di polizia mostra il volto più feroce a piccoli rom, che pur sono cittadini italiani. Perché non c’è la stessa ostinazione nel combattere la criminalità vera in vaste aree del Paese? Rende meno, forse, politicamente? Ma c’è di più. Stiamo assistendo al crepuscolo della giustizia e alla nascita di un diritto penale straordinario per gli stranieri poveri. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia (firmata anche dall’Italia, che tutela i minori da qualsiasi discriminazione) non conta più niente. La schedatura di un bambino rom, che non ha commesso reato, viola la dignità umana. Così come la proposta di togliere la patria potestà ai genitori rom è una forzatura del diritto: nessun Tribunale dei minori la toglierà solo per la povertà e le difficili condizioni di vita.

È giusto reprimere, con forza, chi nei campi nomadi delinque, ma le misure di Maroni non servono a combattere l’accattonaggio (che non è reato). C’è un solo modo perché i bambini rom non vadano a rubare: mandarli a scuola. Qui, sì, ci vorrebbe un decreto legge perché, ogni mattina, pulmini della polizia passassero nei campi nomadi a raccoglierli. Per la sicurezza sarebbero soldi ben spesi.

Quanto alle impronte, se vogliamo prenderle, cominciamo dai nostri figli; ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro. L’affossa "pianisti" sarebbe l’unico "lodo" gradito agli italiani.

(da Famiglia Cristiana del 6-7-2008)

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Galliate, il Partito Democratico, la sicurezza

COMUNICATO STAMPA

Il circolo del Partito Democratico di Galliate è ad oggi attivo su numerosi tavoli di lavoro, uno di questi è legato alla sicurezza di persone e cose nel nostro paese.

Partendo dallo studio effettuato da Amapola, abbiamo ascoltato le proposte durante il Consiglio Comunale aperto di questo mese, effettuato poi sopralluoghi nelle zone dove sono percepiti i maggiori problemi, infine approfondito con cittadini ed amministratori il tema della sicurezza galliatese.

Il dato su cui riflettere è sicuramente quello di un paese più sicuro rispetto alla media provinciale, senza per questo trascurare le problematiche esistenti, grazie ad un’accurata politica di sviluppo urbanistico. L’insicurezza, o la percezione di essa, è dovuta in primis da motivazioni economiche che si riflette nelle relazioni sociali; si aggiungono poi sporadici atti di vandalismo e piccole trascuratezze nella manutenzioni e nella pulizia.

Alla luce di questi dati non accettiamo facili allarmismi né atti xenofobi verso lo straniero (storicamente prima chi proveniva da un’altra provincia, poi da un’altra regione ed ora nel terzo millennio da un altro stato) ma sosteniamo e proponiamo processi per migliorare e rendere Galliate ancora più bella.

Due fasi per gli interventi da compiere.

Nel breve periodo migliorare l’arredo urbano e la pulizia, rendendo il nostro ambiente più sicuro e positivo; organizzare e promuovere momenti di aggregazione in diverse aree del nostro paese; rafforzare il presidio attraverso video sorveglianza in poche zone selezionate; realizzare una maggiore presenza ed un più diffuso radicamento territoriale delle forze dell’ordine: in quest’ottica l’ampliamento previsto della caserma dei carabinieri è una scelta strategica vincente.

Nel lungo periodo la collaborazione con istituzioni, scuole e associazioni per creare una maggiore cultura civica di rispetto verso le cose e verso le persone; questo è il vero obiettivo su cui lavorare: limitarsi a operazioni temporanee equivale a rimandare e spesso ampliare un problema.

Invitiamo chiunque voglia intervenire nella discussione, prendere visione dello studio effettuato dall’Associazione Amapola o approfondire numerose tematiche su Galliate a visitarci e scriverci su www.pdgalliate.blogspot.com

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Una mappa democratica per il PD

. mercoledì 2 luglio 2008
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Il web, la rete digitale che sempre più pervade le nostre esistenze, può essere considerata un territorio al pari di quello fisico, per quanto ovviamente con tutte le sue peculiarità. Il Partito Democratico, che ha istituito i circoli proprio per prendersi cura del territorio non poteva trascurare il web, e così sono nati i circoli on-line. Io frequento il circolo on-line "Barack Obama" e ringrazio il circolo di Galliate per ospitare queste righe di presentazione sul proprio blog.



Come circolo on-line il cuore delle nostre attività si fonda su un "ning": una particolare piattaforma per lo sviluppo di "social network" personalizzati. Tutti, anche senza essere direttamente iscritti al circolo, possono aderire e partecipare al nostro ning contribuendo così alla vita democratica in rete. Ci trovate all'indirizzo www.pdobama.ning.com.
Ma il ning è solo una base per il nucleo centrale della nostra organizzazione. Molte sono le attività e i progetti che da qui si diramano. Uno di questi è Mappa Democratica, www.mappademocratica.net

Mappa Democratica vuole essere una mappa delle risorse democratiche presenti in questo peculiare territorio che è la rete. Le risorse sono navigabili sia per tipologia che per posizione geografica, sia come elenchi che come slide show (una sorta di diapositive delle pagine iniziali dei siti aggregati). Ma il nostro progetto vuole essere qualcosa di più di una vetrina, vuole essere a sua volta una rete, una rete di persone che si prendono cura della rete e che cercano di favorire gli scambi all'interno della blogosfera democratica, se è il caso anche aderendo a particolari campagne democratiche on-line.

Lasciatemi accennare brevemente quindi alla campagna che stiamo sostenendo attualmente cui hanno già aderito diciannove circoli. Mi riferisco alla campagna "Primarie vere, primarie sempre!", una campagna volta a diffondere e sostenere il ricorso alle primarie come strumento democratico irrinunciabile sia per il rinnovamento che per il radicamento del PD. Potete conoscere meglio le nostre idee a riguardo visitando il sito della campagna: www.primariesempre.org. Qui potrete lasciare i vostri commenti e se volete la vostra adesione :)

Grazie ancora al circolo del Partito Democratico di Galliate per l'ospitalità, e speriamo questo sia un punto d'inizio per future sinergie e scambi di idee :)

Giacomo Dorigo

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Tagli e tasse

. martedì 1 luglio 2008
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“Tagliano tutto e non tagliano le tasse”. Potrebbe essere questo il riassunto della dura reprimenda che il Partito Democratico ha sferrato nei confronti del governo sulle linee guida del Dpef e del decreto finanziario messo in piedi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Un attacco a tutto campo, quello del Pd, sia per quanto riguarda il merito dei provvedimenti adottati, sia per quanto riguarda il metodo. Ad esporre la posizione del partito, in una conferenza stampa svoltasi presso la sede di via Sant’Andrea delle Fratte, sono stati il segretario Walter Veltroni, i ministri ombra di Economia e Istruzione, Pier Luigi Bersani e Mariapia Garavaglia, e la capogruppo del Pd in commissione Pubblica Istruzione alla Camera Manuela Ghizzoni.



“Abbiamo cominciato un lavoro attraverso il quale vogliamo rendere chiaro agli italiani il contenuto del Dpef varato dal governo”, afferma Veltroni. “Ora sappiamo perché ci hanno messo 9 minuti e mezzo a vararlo (come dichiarato dal ministro Tremonti, ndr), ed il perché risiede nel fatto che neppure i singoli ministri sanno cosa ci sia scritto”. Il punto di critica, in particolare, si concentra sulla questione dei tagli alla Pubblica Istruzione, alla formazione e all’università, messi in campo da Tremonti. “Vengono fatti saltare, alla cieca – spiega il leader del Pd – 150mila posti di lavoro, senza prevedere alcuna strategia per un settore così centrale per la nostra società, e senza alcuna consultazione con il ministro competente”.

Duro il ministro ombra Bersani: “Ci hanno messo 9 minuti a vararlo e 9 giorni a scriverlo. Denunciamo con forza numerosi elementi di strappo con le regole basilari previste dall’iter istituzionale”. In particolare, secondo l’ex ministro dello Sviluppo economico, è del tutto inaccettabile che “il decreto legge finanziario (che ha decorrenza immediata, ndr), entri in vigore ancora prima del varo del Dpef”, che “che la Finanziaria venga a coincidere con un decreto che si proietti per il prossimo triennio”, che vengano previste “norme che attribuiscono alla decretazione ministeriale il cambio di leggi”. Quanto al merito della manovra, scandisce Bersani, “essa è palesemente depressiva”, in quanto colpisce “i consumi popolari, i sistemi di servizio essenziali, il Mezzogiorno e gli investimenti”. In particolare, sono tre i punti principali di critica sollevati dal ministro ombra dell’Economia: investimenti in calo, omissione di politiche che tutelino il potere d’acquisto di salari e pensioni, mancata diminuzione della pressione fiscale. “Non hanno fatto altro che ripetere per due anni che le tasse erano troppo alte – chiosa Bersani – e ora invece di diminuirle le aumentano”.

Un punto, quello del fisco, centrale anche nella critica rivolta da Veltroni al governo. “Questo è il vero aspetto paradossale della manovra. Le tasse non diminuiranno fino al 2013, ed anzi aumenteranno dello 0,2% nel 2010. In questo modo il governo contraddice gli impegni presi con gli italiani. Non calano le tasse – aggiunge il leader del Pd – ma in compenso i tagli colpiscono settori determinanti come sicurezza e scuola”. A questo proposito, non usa mezze parole il ministro ombra della Pubblica Istruzione Mariapia Garavaglia: “Il ministro Gelmini subisce scelte di carattere economico-finanziario per quanto riguarda scuola, formazione e università. Vengono regolarizzati solo 32mila docenti, rispetto ai 51mila indicati dall’ex ministro Fioroni, e vengono decurtati i fondi destinati alla costruzione di campus universitari e alle borse di studio”. Manuela Ghizzoni si sofferma sulla sterilità che ha avuto sinora il confronto parlamentare: “Noi capigruppo nelle commissioni di Camera e Senato – spiega – abbiamo dato fin da subito ampia disponibilità, ma sin dall’inizio è mancata la materia di discussione. Abbiamo infatti conosciuto le linee d’azione del governo solo attraverso interviste rilasciate ai giornali o direttamente a decreto scritto”.

Riprendendo questa critica, in chiusura di conferenza, Veltroni lancia un appello al governo: “Abbiate rispetto per il Parlamento. Non si può accelerare con l’approvazione del decreto in maniera così esasperata. C’è tempo ancora fino al 20 agosto per apportare modifiche positive e noi faremo battaglia in Parlamento per evitare i tagli previsti nei confronti delle forze dell’ordine, della difesa e della scuola. Non possiamo accettare – conclude – decisioni a colpi di fiducia o strozzature del dibattito parlamentare”.

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Bruxelles: «Fuori dall'Europa chi discrimina i bambini»

. domenica 29 giugno 2008
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Dopo la bocciatura del Garante della Privacy italiano che parla di atto potenzialmente discriminatorio e lesivo della dignità personale, arriva venerdì il monito di Bruxelles sulla schedatura di massa dei bambini rom.
La Commissione europea non commenta quello che al momento sono ancora «dichiarazioni» di politici, annunci di norme non ancora formulate ufficialmente anche se tratteggiate abbastanza nettamente come prelievo generalizzato delle impronte digitali per i rom anche se minori.

Ma rileva che questo non è possibile secondo le regole Ue. È quanto ha affermato un portavoce della Commissione Ue, Pietro Petrucci, rispondendo alle domande dei giornalisti a Bruxelles. «Si tratta solo di un annuncio -ha detto- e noi non commentiamo annunci. Parliamo solo quando siamo di fronte a un fatto concreto, a un atto giuridico dello Stato membro».


Tuttavia, di fronte alla domanda dei giornalisti se sia in generale compatibile con le norme Ue contro la discriminazione e i pari diritti dei cittadini comunitari che uno Stato membro schedi le impronte dei soli rom, Petrucci ha risposto chiaramente: «no». Il portavoce ha spiegato inoltre che il governo italiano dovrà notificare la norma a Bruxelles una volta che il decreto, passati i due mesi di rito, sarà convertito in legge. Petrucci ha comunque aggiunto che «non è mai successo finora in uno Stato membro» che si schedino le impronte di un singolo gruppo.

Intanto l'europarlamentare radicale Marco Cappato, insieme alla collega Viktoria Mohacsi, deputata ungherese di etnia rom, ha proposto al gruppo liberaldemocratico all'eurocamera (Alde) di chiedere un dibattito urgente sulla questione delle impronte digitali ai rom. Se la richiesta verrà accettata dalla conferenza dei capigruppo la prossima settimana, il tema sarà discusso durante la sessione plenaria di Strasburgo del 7-10 luglio.

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