60° anniversario della costituzione italiana

. sabato 10 maggio 2008
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«Dobbiamo risolutamente ancorarci ai suoi princìpi, anche e non da ultimo ai suoi valori morali, e in special modo a quei suoi indirizzi che non vediamo abbastanza perseguiti e tradotti in atto». - Giorgio Napolitano



Corre nel 2008 il 60° anniversario della nostra Costituzione, è quindi doveroso riflettere sui valori fondanti che in essa sono racchiusi. Il nostro paese usciva lacerato dal conflitto, vent’anni di dittatura fascista avevano minato profondamente il senso di unità nazionale. Il 2 giugno 1946 il popolo italiano fu chiamato ad esprimersi in un referendum istituzionale per le scelta tra repubblica e monarchia e, al tempo stesso, sull’ elezione dell’Assemblea Costituente che avrebbe avuto il compito di redigere una nuova carta costituzionale, compito che fu affidato ad un’apposita commissione composta da 75 membri. Nei sei mesi di lavori che seguirono, la Commissione si adoperò perché i principi ed i valori espressi potessero essere universali e potessero mantenere attualità e fondamento nel corso del tempo. L’antifascismo fu uno dei principali valori che ispirarono la stesura della Costituzione.

« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione. » - Pietro Calamandrei

Il 12 gennaio del 1947 la Commissione dei 75 terminò i suoi lavori, quegli uomini ci avrebbero dotato di uno strumento indispensabile per il nostro futuro. E’ quasi incredibile pensare come, a distanza di 60 anni, le parole scritte su quelle carte siano ancora un enorme riferimento, riescano ancora ad interpretare i valori fondanti della nostra democrazia e siano imprescindibili. I principi fondamentali che hanno ispirato la nostra Costituzione riconoscono i diritti inviolabili dell’ uomo, diritti naturali che lo Stato non può pregiudicare, diritti che parlano di libertà, di uguaglianza, di tutela della diversità, di libera espressione, di salute,di religione,di famiglia, arte e cultura, diritti che parlano di democrazia e tolleranza. Diritti che parlano di pace.
Diritti di ieri ma che sono sovrani oggi e dovranno continuare ad esserlo in futuro.
Nei momenti di duro confronto, divergenze e contrasti che la vita politica del nostro paese genera, quando il senso di unità nazionale non viene percepito come irrinunciabile e gli aspri diverbi sulla gestione dello Stato vanno a minare l’interesse comune del nostro paese, i valori di civiltà racchiusi nella nostra Costituzione devono continuare ad essere il faro che ci guida e mai dovremo dimenticare il percorso che portò quei 75 membri a scrivere la nostra carta costituzionale.

Agnese

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La lettera della coordinatrice provinciale alle coordinatrici e ai coordinatori dei circoli

. giovedì 8 maggio 2008
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Carissimi,commentando il risultato elettorale del 13 e 14 aprile, uno degli analisti più acuti e intelligenti, il professor Ilvo Diamanti, ha scritto su Repubblica quella che considero l’unica "ricetta" seria per ripartire dopo l’insuccesso delle urne. "Per sfidare il centrodestra – scrive Diamanti - occorre costruire il Pd, ma "dovunque". Senza imitare il "modello Berlusconi". È inimitabile. Più che un "partito personale", a questo fine, serve un "partito di persone", che si radichi sul territorio e nella società".
Io credo che il nostro lavoro debba ripartire proprio da qui.
Anche perché è esattamente questa la strada su cui avevamo cominciato a muoverci prima che la traumatica interruzione della legislatura ci costringesse ad una accelerazione vertiginosa per affrontare la campagna elettorale.
Voi siete l’esempio concreto di questo percorso: una nuova classe dirigente selezionata dal basso, raccogliendo le migliori energie disponibili sul territorio, che ha cominciato a ricostruire quella rete di presenza in città e paesi che, unica, può essere l’inizio di una riscossa auspicabile e possibile.
I circoli sono la nostra vera "carta vincente".
Dai circoli e con i circoli vogliamo ripartire, anche in vista dei prossimi impegni, che in meno di dodici mesi ci vedranno nuovamente chiamati a delicatissimi appuntamenti con le urne.
Abbiamo quindi bisogno di far partire l’attività dei circoli, pensare a sedi e punti di riferimento, lavorare per dare corpo a progetti di comunicazione capillare ed efficace.
Per cominciare questo lavoro, anche alla luce delle riflessioni sul voto che in varie sedi abbiamo affrontato, convoco per venerdì 9 maggio alle ore 21 presso la sede del Partito Democratico in via Tornielli 8 a Novara l’assemblea dei coordinatori dei circoli della provincia di Novara, con il seguente ordine del giorno:
Introduzione della coordinatrice provinciale
Completamento dell’organigramma dei circoli
Organizzazione, sedi, strumenti di comunicazione
Avvio della riflessione in vista delle elezioni amministrative
Sono certa che comprenderete l’importanza di questo momento assembleare, nel corso del quale ci sarà la possibilità di un confronto aperto e partecipato.
Invito quindi tutti ad essere presenti per non far mancare idee e proposte di cui abbiamo assolutamente bisogno.
Vi aspetto
Paola Turchelli
Coordinatrice Provinciale

Novara, 30 aprile 2008

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L’odio per la diversità

. martedì 6 maggio 2008
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E ora? Ora che dirà chi in questi mesi ci ha dipinto un mondo in bianco e nero, ci ha raccontato la violenza a gogo nelle città governate dalla sinistra, con gli immigrati forniti di licenza di spadroneggiare nelle vesti di rapinatori o stupratori? A Verona un ragazzo è stato ridotto in fin di vita da un branco di ventenni per una sigaretta rifiutata. E in questo episodio, via via che se ne chiarisce il contesto, si concentra una quantità di informazioni in grado di mettere in crisi gli stereotipi di mesi di informazione drogata. Dov'è, dunque, che la vita vale poco? Se tempo fa l'opinione pubblica era stata sconvolta dalla notizia che nell'hinterland napoletano, in piena Gomorra, un ragazzo era stato ucciso a coltellate per rubargli il motorino, qua nella ricca e civilissima Verona un ragazzo è moribondo per una ragione ancora più futile: il rifiuto di una sigaretta chiesta chissà con che toni e con che intenzioni. E ancora. Quali etnie esprimono una assoluta assenza di freni nel delinquere? Se in più occasioni ha fatto comprensibilmente impressione la selvaggia violenza con cui hanno agito le bande slave durante le rapine in villa nel nord Italia o sull'Appennino, altrettanta impressione fa la selvaggia violenza di questo branco veronese, che sembra avere avuto per culla benedicente il tifo ultrà cittadino e le sue bande impunite.
Insomma: l'aggressione di gruppo è stata compiuta da italiani che (così dicono i testimoni) parlano il dialetto veneto; in una città di quel nord-est che reclama da sempre ordine e tolleranza zero contro la violenza degli immigrati; mentre il retroterra culturale è, per ciò che gli investigatori hanno appurato, quello della stessa estrema destra che, a furia di saluti romani, promette al paese di ridargli la agognata sicurezza, di restituire ai cittadini il diritto di camminare sicuri per le strade. L'estrema destra che presidia le curve, che manifesta con il Veneto Fronte Skinheads e che a Verona è giunta con tutti gli onori in consiglio comunale, parte della nuova maggioranza.
Sia chiaro, giusto per non lasciare margine agli equivoci. Quello che è accaduto a Verona poteva accadere in qualsiasi città italiana, visto il livello di violenza potenziale che scorre impaziente sotto la pelle di una società sempre meno capace di controlli e autocontrolli. Né quel che è accaduto può ragionevolmente essere imputato al sindaco Tosi e alla sua giunta. Occorre cioè evitare un gioco al massacro speculare a quello in cui si è specializzata la destra: attribuire per definizione ai sindaci gli episodi di violenza che si verificano nelle città governate dalla sinistra, facendo del dibattito sulla sicurezza una specie di maionese impazzita. Con tanti saluti alla serietà richiesta da quello che viene comunque rappresentato come il primo e più urgente dei problemi italiani.
Oggi Verona ci consegna una realtà assai diversa, terribilmente più complessa, senz'altro più inquietante di quella imperante nei mesi della campagna elettorale. L'idea che per conquistare più alti livelli di sicurezza si debba guardare solo alla criminalità "da importazione" produce un rischiosissimo strabismo. Non solo perché in questo paese la criminalità organizzata indigena è tuttora viva e vegeta, nonostante i molti colpi subiti. E il suo stato di salute non può lasciare tranquillo proprio nessuno. Ma anche perché si coglie sempre più una violenza diffusa, molecolare, che tende a insinuarsi con capacità espansive in molte pieghe ed enclaves sociali. Basti pensare al tifo ultrà, e alla sua capacità offensiva verso le istituzioni e verso le persone. Un tifo mai perseguito e mai punito sul serio, e che trova i suoi momenti epico-simbolici nell'omicidio Raciti o nell'assalto di massa compiuto pochi mesi fa a Roma contro le stesse caserme delle forze dell'ordine (cosa mai accaduta neanche ai tempi della contestazione più dura). E' stupefacente che quando si parla di sicurezza e di legalità questo capitolo (che fra l'altro presenta da anni proprio a Verona una delle punte di maggiore allarme) non venga mai affrontato. Ma si pensi ancora alla quantità di ferimenti e omicidi che si verificano con regolarità impressionante nei pressi delle discoteche, con protagonisti (alla pari, si direbbe) italiani e immigrati, quasi che nella società del divertimento si siano realizzate autentiche zone franche dal diritto. Oppure si pensi al fenomeno del bullismo delle scuole e fuori dalle scuole. O alla estrema facilità con cui si mette in gioco la vita degli altri, oltre che la propria, sulle strade, e non solo di notte.
Ecco, chi scrive non indulge a descrizioni catastrofiche dello scenario nazionale quando parla di sicurezza. Sa che certi reati (spesso i più gravi) sono da tempo in discesa. Ma sa anche che altri (non secondari) sono in aumento, e che questo produce, in termini di paura, un impatto tanto più forte quanto più invecchia la popolazione e quanto più i mezzi di informazione ci fanno apparire vicino un delitto avvenuto in aree lontane, e di cui un tempo mai avremmo nemmeno sentito parlare. E dunque coglie e osserva con preoccupazione le molte correnti criminogene che percorrono una società aperta e precaria, ricca e diseguale, snervata dei propri valori e continuamente sospinta verso l'ammirazione acritica del denaro e della forza. Ma, appunto, una cosa bisogna sapere: queste correnti sono molte. E' lecito allora, è utile nasconderne alcune dietro lo scudo ideologico del pregiudizio razziale, concentrare l'allarme sociale solo sulle voci che fomentano il razzismo? Così come non è responsabile (e purtroppo lo si è fatto...) negare la presenza di una temibile criminalità da immigrazione, altrettanto non è responsabile usare quella criminalità per esorcizzare "tutto il resto". Per esorcizzare quel che ci è scomodo vedere, a partire da questi "nostri giovani" un po' esuberanti -avranno bevuto un po' o saranno stati provocati-, e investire invece politicamente sulla paura per il diverso, che sia nomade o immigrato. Anche perché, a seguire questa strada, potrebbe accadere che la stessa vittoria elettorale, perfino a dispetto dei vincitori, dia alla testa di chi pensa che sia finalmente suonata l'ora del "liberi tutti". Che sia arrivato il momento in cui è consentito essere un po' "scavezzacolli". Se la sinistra ha i suoi limiti nell'affrontare il tema della sicurezza, la destra ha i propri. Che non pesano di meno. E non è detto che non siano più densi di pericoli.

(Nando Dalla Chiesa – Unità 5 maggio 2008)

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25 aprile 2008 – 63° Anniversario della Liberazione

. domenica 4 maggio 2008
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Un Salone del Castello gremito e tanta gente anche al successivo corteo a rendere omaggio al monumento alla Resistenza ed a quello ai Caduti. Sentita e partecipata, anche quest’anno, la commemorazione del 25 aprile. La cerimonia si è aperta con l’esibizione del coro dei bimbi della scuola elementare che, sotto guidati con sicurezza da Susi Soncin, hanno intonato “Bella ciao” e “La guerra di Piero”. A seguire, come consuetudine, il Coro Polifonico Santa Cecilia, guidato dal maestro Paolo Beretta, con la proposizione di “0 Signore dal tetto natio” di Verdi, del coro dal secondo atto della Tosca e del coro dall’Ernani, sempre di Verdi. Tre brani, il cui comune denominatore, così ha sottolineato il direttore del coro, è rappresentato dal “… profondo anelito alla libertà”. A seguire, piccoli e grandi, uniti, per l’Inno di Mameli.



E sui valori della libertà e della democrazia si è centrato anche il discorso del Sindaco Boccara. “Il 25 Aprile è la festa degli italiani perché si celebra la sconfitta della dittatura nazi-fascista e segna l’inizio del cammino che avrebbe portato l’Italia fuori dalla dittatura” Celebrare il 25 Aprile, ha proseguito il Sindaco “… significa ricordare il sacrificio di tante persone, provenienti da culture politiche diverse, cattolici e non, profondamente motivate dagli ideali di democrazia, uguaglianza e libertà. A loro la nostra riconoscenza, così come a coloro che ne continuarono l’opera scrivendo la Carta Costituzionale che contiene i principi fondamentali del ripudio delle guerre e del razzismo.” E’ un periodo questo, ha sottolineato preoccupato Boccara, “… in cui si corre il rischio che dopo più di 60 anni risorgano nuove violenze, nuove forme di prepotenza, una lotta senza rispetto tra le compagini politiche. E’ questo il clima – ha argomentato il Sindaco – in cui la lotta partigiana e per la Liberazione è fatta oggetto di tentativi di delegittimazione”. Per queste ragioni, il Sindaco ha fermamente sostenuto come sia "… fondamentale che i giovani conoscano la storia, perché, come ha sottolineato anche il Presidente Napolitano, il futuro dell’Italia e nelle loro mani ed e importante che sappiano quanto è accaduto in quegli anni, affinché gli errori e gli orrori della storia non abbiano a ripetersi. Sono nove anni che partecipo a questa celebrazione e il prossimo anno sarà l’ultimo.. “, così ha concluso il Sindaco, “… ma non mi stancherò mai di dire viva la resistenza, viva l’Italia libera, viva la democrazia”.

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