(Estratto dall’editoriale di Eugenio Scalfari sul quotidiano “la Repubblica” del 6 aprile 2008)
Da parecchie settimane Silvio Berlusconi parla di possibili brogli elettorali ed è ancora tornato a parlarne ieri con un appello (improprio) al Capo dello Stato prendendo a pretesto un preteso errore nella redazione delle schede elettorali.
Questo continuo allarme contro i brogli (che già costituì il tema delle proteste berlusconiane dopo la sconfitta del 2006) è un segnale evidente di debolezza e timore di sconfitta in una gara che era data sicuramente per vinta dal centrodestra con uno scarto iniziale in suo favore del 20 percento.
Nel testa a testa tra le due parti e in particolare tra i due leader sta emergendo un dato di fatto di giorno in giorno più evidente: Berlusconi sa di vecchio.
Non si tratta dell’anagrafe, che pure ha un suo peso in un’Europa nella quale i leader appartengono tutti alla generazione dei quaranta - cinquantenni. Ma si tratta della stucchevole ripetitività degli slogan, delle parole d’ordine, dei lazzi, delle gaffe.
Quelle sulle casalinghe, quelle sui cardinali, sulle precarie, sugli omosessuali, sull’Alitalia, sulle tasse da evadere se sono troppo alte e tanta altre ancora al ritmo di almeno un paio al giorno.
E si tratta anche del personale politico. Non c’è un solo nome nuovo e rappresentativo nelle liste berlusconiane se si eccettua una dozzina di ex veline e vallette che ringiovaniscono e ingraziosiscono la media.
Il tutto sa di vecchio, anche di vecchiume. Perfino Fini, intruppato e quasi scomparso in quella compagnia, dimostra più anni mentali di quanti ne ha. Ha fatto un salto all’indietro, a prima della curetta di Fiuggi che già sembra antidiluviana.
Secondo me la gente se ne accorge.
Eugenio Scalfari
Da parecchie settimane Silvio Berlusconi parla di possibili brogli elettorali ed è ancora tornato a parlarne ieri con un appello (improprio) al Capo dello Stato prendendo a pretesto un preteso errore nella redazione delle schede elettorali.
Questo continuo allarme contro i brogli (che già costituì il tema delle proteste berlusconiane dopo la sconfitta del 2006) è un segnale evidente di debolezza e timore di sconfitta in una gara che era data sicuramente per vinta dal centrodestra con uno scarto iniziale in suo favore del 20 percento.
Nel testa a testa tra le due parti e in particolare tra i due leader sta emergendo un dato di fatto di giorno in giorno più evidente: Berlusconi sa di vecchio.
Non si tratta dell’anagrafe, che pure ha un suo peso in un’Europa nella quale i leader appartengono tutti alla generazione dei quaranta - cinquantenni. Ma si tratta della stucchevole ripetitività degli slogan, delle parole d’ordine, dei lazzi, delle gaffe.
Quelle sulle casalinghe, quelle sui cardinali, sulle precarie, sugli omosessuali, sull’Alitalia, sulle tasse da evadere se sono troppo alte e tanta altre ancora al ritmo di almeno un paio al giorno.
E si tratta anche del personale politico. Non c’è un solo nome nuovo e rappresentativo nelle liste berlusconiane se si eccettua una dozzina di ex veline e vallette che ringiovaniscono e ingraziosiscono la media.
Il tutto sa di vecchio, anche di vecchiume. Perfino Fini, intruppato e quasi scomparso in quella compagnia, dimostra più anni mentali di quanti ne ha. Ha fatto un salto all’indietro, a prima della curetta di Fiuggi che già sembra antidiluviana.
Secondo me la gente se ne accorge.
Eugenio Scalfari
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