Tagli e tasse

. martedì 1 luglio 2008

“Tagliano tutto e non tagliano le tasse”. Potrebbe essere questo il riassunto della dura reprimenda che il Partito Democratico ha sferrato nei confronti del governo sulle linee guida del Dpef e del decreto finanziario messo in piedi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Un attacco a tutto campo, quello del Pd, sia per quanto riguarda il merito dei provvedimenti adottati, sia per quanto riguarda il metodo. Ad esporre la posizione del partito, in una conferenza stampa svoltasi presso la sede di via Sant’Andrea delle Fratte, sono stati il segretario Walter Veltroni, i ministri ombra di Economia e Istruzione, Pier Luigi Bersani e Mariapia Garavaglia, e la capogruppo del Pd in commissione Pubblica Istruzione alla Camera Manuela Ghizzoni.



“Abbiamo cominciato un lavoro attraverso il quale vogliamo rendere chiaro agli italiani il contenuto del Dpef varato dal governo”, afferma Veltroni. “Ora sappiamo perché ci hanno messo 9 minuti e mezzo a vararlo (come dichiarato dal ministro Tremonti, ndr), ed il perché risiede nel fatto che neppure i singoli ministri sanno cosa ci sia scritto”. Il punto di critica, in particolare, si concentra sulla questione dei tagli alla Pubblica Istruzione, alla formazione e all’università, messi in campo da Tremonti. “Vengono fatti saltare, alla cieca – spiega il leader del Pd – 150mila posti di lavoro, senza prevedere alcuna strategia per un settore così centrale per la nostra società, e senza alcuna consultazione con il ministro competente”.

Duro il ministro ombra Bersani: “Ci hanno messo 9 minuti a vararlo e 9 giorni a scriverlo. Denunciamo con forza numerosi elementi di strappo con le regole basilari previste dall’iter istituzionale”. In particolare, secondo l’ex ministro dello Sviluppo economico, è del tutto inaccettabile che “il decreto legge finanziario (che ha decorrenza immediata, ndr), entri in vigore ancora prima del varo del Dpef”, che “che la Finanziaria venga a coincidere con un decreto che si proietti per il prossimo triennio”, che vengano previste “norme che attribuiscono alla decretazione ministeriale il cambio di leggi”. Quanto al merito della manovra, scandisce Bersani, “essa è palesemente depressiva”, in quanto colpisce “i consumi popolari, i sistemi di servizio essenziali, il Mezzogiorno e gli investimenti”. In particolare, sono tre i punti principali di critica sollevati dal ministro ombra dell’Economia: investimenti in calo, omissione di politiche che tutelino il potere d’acquisto di salari e pensioni, mancata diminuzione della pressione fiscale. “Non hanno fatto altro che ripetere per due anni che le tasse erano troppo alte – chiosa Bersani – e ora invece di diminuirle le aumentano”.

Un punto, quello del fisco, centrale anche nella critica rivolta da Veltroni al governo. “Questo è il vero aspetto paradossale della manovra. Le tasse non diminuiranno fino al 2013, ed anzi aumenteranno dello 0,2% nel 2010. In questo modo il governo contraddice gli impegni presi con gli italiani. Non calano le tasse – aggiunge il leader del Pd – ma in compenso i tagli colpiscono settori determinanti come sicurezza e scuola”. A questo proposito, non usa mezze parole il ministro ombra della Pubblica Istruzione Mariapia Garavaglia: “Il ministro Gelmini subisce scelte di carattere economico-finanziario per quanto riguarda scuola, formazione e università. Vengono regolarizzati solo 32mila docenti, rispetto ai 51mila indicati dall’ex ministro Fioroni, e vengono decurtati i fondi destinati alla costruzione di campus universitari e alle borse di studio”. Manuela Ghizzoni si sofferma sulla sterilità che ha avuto sinora il confronto parlamentare: “Noi capigruppo nelle commissioni di Camera e Senato – spiega – abbiamo dato fin da subito ampia disponibilità, ma sin dall’inizio è mancata la materia di discussione. Abbiamo infatti conosciuto le linee d’azione del governo solo attraverso interviste rilasciate ai giornali o direttamente a decreto scritto”.

Riprendendo questa critica, in chiusura di conferenza, Veltroni lancia un appello al governo: “Abbiate rispetto per il Parlamento. Non si può accelerare con l’approvazione del decreto in maniera così esasperata. C’è tempo ancora fino al 20 agosto per apportare modifiche positive e noi faremo battaglia in Parlamento per evitare i tagli previsti nei confronti delle forze dell’ordine, della difesa e della scuola. Non possiamo accettare – conclude – decisioni a colpi di fiducia o strozzature del dibattito parlamentare”.


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