Dopo elezioni

. venerdì 18 aprile 2008

Sono passate poche ore da che l’esito elettorale ha smorzato l’entusiasmo che aveva sorretto il popolo del centro sinistra fino all’ultimo. L’impossibile miracolo che tanti si auguravano non si è avverato, come peraltro era razionalmente prevedibile, ma sovente il cuore ha impulsi più forti della ragione ed è un bene che sia così. Si dice che il voto deve esprimere ragioni di vantaggio e utilità individuali, ma noi siamo un po’ particolari: molte volte facciamo delle scelte che non sempre sono finalizzate all’opportunità personale, anzi capita spesso che il nostro elettorato voti per lo schieramento che non sempre lo privilegia. E’ così che succede, ma perché non ci piace immaginare di vivere in un paese di diversi, dove c’è chi largheggia e chi, al contrario, ha vita grama. Per questo e altri motivi non stiamo sempre dalla parte di chi vuol vincere ad ogni costo, senza riserve e senza riflessioni; non cavalchiamo il malcontento diffuso, malgrado sia sotto gli occhi di tutti; cerchiamo invece altre strade che ci portino a non trascurare la complessità di problemi acuti e urgenti.
Detto questo ci rendiamo conto che qualche volta non siamo premiati: forse perché i tempi non sono maturi, forse perché compiamo qualche errore o forse, più semplicemente, perché non teniamo conto dell’imprescindibile egoismo umano.
Abbiamo preso la cosiddetta “batosta”, ma credo che il sacrificio d’aver perso le elezioni possa anche regalare al Paese uno scenario nuovo che potrà farci guardare al futuro con maggior speranza. E comunque siano andate le cose rivolgiamo un grande grazie a Veltroni che non solo per due mesi ha surriscaldato gli animi e ci ha portato ad essere una grande forza nel paese, ma ci ha anche indicato lo stile e il garbo con il quale dovremo continuare il delicato lavoro politico.
Su Berlusconi non mi pronuncio, se non per dire che ora dovrà rispondere alle promesse fatte senza mettere in ginocchio l’Italia, ma ad altri voglio dire qualcosa in più.
Mi rivolgo agli speculatori politici che con la loro tignosa politica del “no” hanno contribuito a far cadere il Governo Prodi e a fare perdere credibilità all’intera sinistra. Addio mosche cocchiere, è finita la festa dei privilegi e dei partitismi. E a Bertinotti, in particolare, voglio ricordare che lui, che tanto propugna lo scettro della sinistra vera, quella dei duri e dei puri, nel suo lungo migrare politico non è mai stato capace d’essere semplicemente comunista: ha sempre preferito essere socialista, poi psiuppino, poi ancora rifondarolo fino ad essere niente più, per forza di cose. Ma gli voglio anche ricordare la coerenza del suo “disfare” che non l’ha mai visto, per l’intera vita, chiudere una vertenza sindacale così come l’ho sempre visto scivolare in basso ogni volta che ingaggiava una nuova avventura. Ora ha perso anche quest’ultima battaglia trascinando con sé, nel baratro, altri quattro visionari.
L’elettorato, fra le molte cose che ha voluto esprimere, ha voluto anche dire che non vuole sentir più parlare del comunismo vetero stalinista; la falce e il martello hanno fatto la loro gloriosa storia, oggi ci sono i trattori e le macchine a controllo numerico.
Dobbiamo rimboccarci le maniche e riprendere a fare politica infittendo l’attività e le capacità di persuasione, stando più vicini alla gente, interpretandone i malumori per sapere che risposte dare, che non siano quelle della speculazione ideologica e della paura, ma del vivere civile.
Dovremo lavorare su più fronti coordinati raccogliendo le istanze della gente e facendo sentire la nostra voce in ogni occasione: il bellissimo blog che stiamo utilizzando è un modo veloce e moderno per dare notizie, ma credo che il ripristino della Chiocciol@ sia un’esigenza non più procrastinabile affinché le informazioni possano raggiungere tutte le famiglie di Galliate.
Grazie ancora a tutti per la passione profusa: i militanti, gli elettori, i giovani, i dirigenti ed infine Veltroni.

Libero


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