L'onorevole Elisabetta Rampi ci scrive "A seguito dell’ennesima richiesta di fiducia da parte del Governo che impedisce all’opposizione di portare un reale contributo ai provvedimenti in discussione abbiamo presentato una serie di ordini del giorno, di assoluto buon senso, che sono stati respinti per puro pregiudizio ideologico. Vi allego l’illustrazione del mio ordine del giorno riguardante il rapporto Stato e Autonomie locali per la ripartizione di risorse ai comuni con un’alta incidenza di popolazione anziana".
PRESIDENTE. L’onorevole Rampi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/51.
ELISABETTA RAMPI (Pd). Signor Presidente, non essendoci stata la possibilità di intervenire nel merito del provvedimento, dal momento che è stata posta per l’ottava volta la questione di fiducia da parte del Governo, abbiamo presentato una serie di ordini del giorno. Quello in oggetto riguarda gli effetti derivanti dalla abolizione integrale dell’ICI, operata frettolosamente dal Governo all’indomani del suo insediamento, che per le modalità dell’intervento ha creato proprio una serie di discrasie. Le risorse in tempo di crisi del sistema economico e finanziario, peraltro già annunciate, avrebbero potuto essere meglio utilizzate per fronteggiare le pesanti ricadute che ormai l’evidente recessione sta creando nel Paese. Prova ne è che le risorse messe in campo dal Governo sono estremamente ridotte, non sufficienti e inadeguate al rilancio dei consumi e dell’economia e soprattutto non danno risposte ai bisogni delle famiglie. Del resto, l’Esecutivo ha fatto altre scelte, ad esempio abbassando la guardia nella lotta all’evasione fiscale certificata dalle minori entrate e dirottando ingenti risorse su Alitalia. Certo, passare dagli spot alla risoluzione dei problemi concreti risulta ora difficile. I problemi concreti riguardano la vita vera della gente e sappiamo che l’istituzione percepita oggi dalla gente e dai cittadini quale più vicina ai propri bisogni è ancora il comune. A causa dei provvedimenti riguardanti l’ICI molti comuni si sono visti aggravare la situazione finanziaria, tanto da creare veri e propri problemi di bilancio. Tali problemi rischiano di ripercuotersi ancora una volta sui soggetti più deboli perché molti comuni saranno costretti a scegliere se tagliare i servizi o aumentare le imposte, aggravando ulteriormente la spirale negativa di questo difficile momento congiunturale. Un recente rapporto della Caritas descrive una situazione allarmante di nuove povertà presenti nel Paese. Sono sindaco di un piccolo comune del Piemonte, un piccolo comune della pianura padana in cui il tenore di vita è piuttosto buono, in cui il tasso di disoccupazione è fisiologico e dove la qualità della vita può dirsi più che soddisfacente. Però, anche da noi cominciano a manifestarsi situazioni di marginalità e come sindaco posso confermare che ogni giorno sono sempre più numerosi i cittadini che si rivolgono al comune per chiedere aiuto. Dove prima il problema era quello di non arrivare a fine mese, ora il problema è addirittura di non arrivare neanche a metà e vi assicuro che per un sindaco è veramente umiliante non poter programmare politiche attive di solidarietà, ma ridursi a gestire in pratica piccole elemosine. Infatti, se è vero che una civiltà si misura da come tratta i soggetti più deboli, con particolare riferimento ai bambini ed agli anziani, dobbiamo dire che i dati relativi alla povertà collocano questi soggetti tra i più disagiati. I comuni che si ritrovano un’alta incidenza di popolazione costituita da cittadini anziani vivono in modo drammatico l’impossibilità economica di agire concretamente a sostegno proprio di quelle persone, che per loro stessa natura hanno lavorato tutta una vita, costruito ricchezza per tutti, hanno fatto grande l’Italia ed ora non hanno gli strumenti, non hanno più gli strumenti per innalzare il proprio reddito, di cui vedono quotidianamente diminuire il potere d’acquisto, proprio mentre aumentano i loro bisogni di cure e di assistenza. Dunque, fornire loro servizi socio-assistenziali dignitosi ed adeguati sul territorio è un imperativo categorico.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ELISABETTA RAMPI. Concludo, signor Presidente: non è solo una spesa, ma è anche in prospettiva un risparmio, perché previene situazioni di solitudine e di abbandono e tende a mantenere il più a lungo possibile la persona anziana nella propria abitazione e nel proprio nucleo familiare, evitando ricoveri, lunghe degenze e ospedalizzazioni i cui costi sono noti a tutti. Concludo quindi chiedendo al Governo di accogliere l’ordine del giorno in esame, che mira proprio ad assicurare risorse adeguate alle amministrazioni comunali di quei territori, in cui si registra un’alta incidenza di popolazione ultrasettantenne
(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)
ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor sottosegretario, chiederei un riesame del parere del Governo. Sono veramente delusa dall’invito al ritiro richiesto per questo e per altri ordini del giorno collegati. In questo caso stiamo parlando di risorse per le persone ultrasettantenni, affinché i comuni che hanno un’alta incidenza di popolazione anziana possano dare risposte socio assistenziali adeguate a chi ha lavorato tutta una vita e a chi ha fatto grande l’Italia. Ora che costoro hanno bisogno di maggiori cure e assistenza si ritrovano magari un reddito il cui potere d’acquisto diminuisce, come sappiamo, di giorno in giorno. Il Governo con questo parere sembra, invece, preferire un atteggiamento ideologico e pregiudiziale rispetto a quello che potrebbe essere il contributo che l’opposizione potrebbe portare sull’argomento e su una questione tanto importante. Chiedo, quindi, al Governo ancora una volta di riconsiderare favorevolmente questo ordine del giorno, dando un segnale chiaro che politiche a tutela dei più deboli possano essere realizzate solo a partire dalle autonomie locali.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ELISABETTA RAMPI. Concludo, signor Presidente. Se il Governo invita al ritiro perché pensa forse che la social card possa essere sufficiente a far fronte ai bisogni della gente si sbaglia, perché ciò non è vero. Sappiamo, infatti, che sia la quantità delle risorse stanziate, sia il metodo burocratico utilizzato saranno inefficaci.
Quindi, veramente chiedo di riconsiderare il parere, perché è importante nella ripartizione delle risorse considerare i comuni e il loro rapporto con lo Stato.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il suo parere. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Rampi n. 9/1891/51, non accettato dal Governo.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Presenti e votanti 502. Maggioranza 252. Hanno votato sì 238. Hanno votato no 264).
PRESIDENTE. L’onorevole Rampi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/51.
ELISABETTA RAMPI (Pd). Signor Presidente, non essendoci stata la possibilità di intervenire nel merito del provvedimento, dal momento che è stata posta per l’ottava volta la questione di fiducia da parte del Governo, abbiamo presentato una serie di ordini del giorno. Quello in oggetto riguarda gli effetti derivanti dalla abolizione integrale dell’ICI, operata frettolosamente dal Governo all’indomani del suo insediamento, che per le modalità dell’intervento ha creato proprio una serie di discrasie. Le risorse in tempo di crisi del sistema economico e finanziario, peraltro già annunciate, avrebbero potuto essere meglio utilizzate per fronteggiare le pesanti ricadute che ormai l’evidente recessione sta creando nel Paese. Prova ne è che le risorse messe in campo dal Governo sono estremamente ridotte, non sufficienti e inadeguate al rilancio dei consumi e dell’economia e soprattutto non danno risposte ai bisogni delle famiglie. Del resto, l’Esecutivo ha fatto altre scelte, ad esempio abbassando la guardia nella lotta all’evasione fiscale certificata dalle minori entrate e dirottando ingenti risorse su Alitalia. Certo, passare dagli spot alla risoluzione dei problemi concreti risulta ora difficile. I problemi concreti riguardano la vita vera della gente e sappiamo che l’istituzione percepita oggi dalla gente e dai cittadini quale più vicina ai propri bisogni è ancora il comune. A causa dei provvedimenti riguardanti l’ICI molti comuni si sono visti aggravare la situazione finanziaria, tanto da creare veri e propri problemi di bilancio. Tali problemi rischiano di ripercuotersi ancora una volta sui soggetti più deboli perché molti comuni saranno costretti a scegliere se tagliare i servizi o aumentare le imposte, aggravando ulteriormente la spirale negativa di questo difficile momento congiunturale. Un recente rapporto della Caritas descrive una situazione allarmante di nuove povertà presenti nel Paese. Sono sindaco di un piccolo comune del Piemonte, un piccolo comune della pianura padana in cui il tenore di vita è piuttosto buono, in cui il tasso di disoccupazione è fisiologico e dove la qualità della vita può dirsi più che soddisfacente. Però, anche da noi cominciano a manifestarsi situazioni di marginalità e come sindaco posso confermare che ogni giorno sono sempre più numerosi i cittadini che si rivolgono al comune per chiedere aiuto. Dove prima il problema era quello di non arrivare a fine mese, ora il problema è addirittura di non arrivare neanche a metà e vi assicuro che per un sindaco è veramente umiliante non poter programmare politiche attive di solidarietà, ma ridursi a gestire in pratica piccole elemosine. Infatti, se è vero che una civiltà si misura da come tratta i soggetti più deboli, con particolare riferimento ai bambini ed agli anziani, dobbiamo dire che i dati relativi alla povertà collocano questi soggetti tra i più disagiati. I comuni che si ritrovano un’alta incidenza di popolazione costituita da cittadini anziani vivono in modo drammatico l’impossibilità economica di agire concretamente a sostegno proprio di quelle persone, che per loro stessa natura hanno lavorato tutta una vita, costruito ricchezza per tutti, hanno fatto grande l’Italia ed ora non hanno gli strumenti, non hanno più gli strumenti per innalzare il proprio reddito, di cui vedono quotidianamente diminuire il potere d’acquisto, proprio mentre aumentano i loro bisogni di cure e di assistenza. Dunque, fornire loro servizi socio-assistenziali dignitosi ed adeguati sul territorio è un imperativo categorico.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ELISABETTA RAMPI. Concludo, signor Presidente: non è solo una spesa, ma è anche in prospettiva un risparmio, perché previene situazioni di solitudine e di abbandono e tende a mantenere il più a lungo possibile la persona anziana nella propria abitazione e nel proprio nucleo familiare, evitando ricoveri, lunghe degenze e ospedalizzazioni i cui costi sono noti a tutti. Concludo quindi chiedendo al Governo di accogliere l’ordine del giorno in esame, che mira proprio ad assicurare risorse adeguate alle amministrazioni comunali di quei territori, in cui si registra un’alta incidenza di popolazione ultrasettantenne
(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)
ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor sottosegretario, chiederei un riesame del parere del Governo. Sono veramente delusa dall’invito al ritiro richiesto per questo e per altri ordini del giorno collegati. In questo caso stiamo parlando di risorse per le persone ultrasettantenni, affinché i comuni che hanno un’alta incidenza di popolazione anziana possano dare risposte socio assistenziali adeguate a chi ha lavorato tutta una vita e a chi ha fatto grande l’Italia. Ora che costoro hanno bisogno di maggiori cure e assistenza si ritrovano magari un reddito il cui potere d’acquisto diminuisce, come sappiamo, di giorno in giorno. Il Governo con questo parere sembra, invece, preferire un atteggiamento ideologico e pregiudiziale rispetto a quello che potrebbe essere il contributo che l’opposizione potrebbe portare sull’argomento e su una questione tanto importante. Chiedo, quindi, al Governo ancora una volta di riconsiderare favorevolmente questo ordine del giorno, dando un segnale chiaro che politiche a tutela dei più deboli possano essere realizzate solo a partire dalle autonomie locali.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ELISABETTA RAMPI. Concludo, signor Presidente. Se il Governo invita al ritiro perché pensa forse che la social card possa essere sufficiente a far fronte ai bisogni della gente si sbaglia, perché ciò non è vero. Sappiamo, infatti, che sia la quantità delle risorse stanziate, sia il metodo burocratico utilizzato saranno inefficaci.
Quindi, veramente chiedo di riconsiderare il parere, perché è importante nella ripartizione delle risorse considerare i comuni e il loro rapporto con lo Stato.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il suo parere. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Rampi n. 9/1891/51, non accettato dal Governo.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Presenti e votanti 502. Maggioranza 252. Hanno votato sì 238. Hanno votato no 264).
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